Sono Martina Earle e mi sono laureata a Padova nel 2012 in Psicologia Clinico-Dinamica nell’ambito delle relazioni familiari.
Sono abilitata all’esercizio della professione dello Psicologo dal 2014 e quindi iscritta all’Ordine degli Psicologi del Veneto con il numero 9176.
Dopo l'abilitazione ho poi intrapreso la scuola di specializzazione presso il Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica dell'infanzia e dell'adolescenza.Durante gli anni della specializzazione ho condotto varie osservazioni sul bambino appena nato, poi nei nidi e nelle scuole materne. Mi sono occupata di vari sportelli di ascolto per genitori, insegnanti, preadolescenti e adolescenti. Tutto questo mi ha permesso di avere uno sguardo sull'intero arco evolutivo della persona.
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Chi desidera comprendere meglio in cosa consista un percorso terapeutico ad orientamento psicoanalitico, e soprattutto capire se ne ha bisogno, può fissare, telefonicamente o via mail un primo colloquio.
Un aspetto centrale del diventare professionisti significa lavorare su se stessi, il che vuol dire che in qualche modo in prima persona si sperimenta che cosa significa avere a che fare con un intervento psicologico. Queste sperimentazioni si possono fare con attività esperienziali, gruppi esperienziali, tirocini, volontariato, supervisioni, trattamento personale, qualsiasi forma di intervento psicologico è importante.
Io stessa mi sono messa in discussione intraprendendo un’analisi personale ad indirizzo psicoanalitico, che mi ha permesso di conoscere il mio mondo interno, prima di aiutare l’Altro. Questo vuol dire incontrare ed accogliere le proprie fragilità, vulnerabilità, il dolore psichico, che solo vivendolo, lo si può superare, ma l’analisi è anche creazione e scoprire risorse che, probabilmente da soli, non sarebbero mai emerse.
Se il professionista vuole veramente cambiare la sua impostazione personale è necessario che la sperimenti anche su di se perché altrimenti siamo semplicemente dei portatori di teoria, ma non abbiamo fatto la formazione che modella il nostro essere professionisti.
Ho una formazione professionale psicoanalitica che si basa sull’ascolto, sul rispetto e l’osservazione di quello che si sente esternamente ed internamente. Si parte e si lavora su quello che la persona porta in quel momento, in quella determinata seduta e può partire da un ricordo, un’immagine, un sogno, un vissuto ecc..allo stesso tempo viene data grande importanza al mondo relazionale e affettivo della persona. Sullivan H. (1954) la descrive come “uno scambio verbale tra due individui in cui uno dei due è indicato come un esperto (terapeuta) e l’altro (paziente) come una persona in cerca d’ aiuto”; entrambi lavorano assieme per identificare i problemi caratteristici della vita del paziente con la speranza di ottenere un miglioramento e/o una modifica del disequilibrio psicologico. La relazione con il terapeuta permette uno sguardo privilegiato sulle modalità relazionali della persona, sulle sue risorse e sulle sue difficoltà, diventando così un’occasione di confronto, osservazione e comprensione diretta.
Di frequente succede che qualcosa lo impedisca. Spesso questo si presenta sotto forma di ansia, panico, depressione, anoressia, pensare e sentire di non essere sé stessi. Insomma, segnali che vengono a bussare alla porta per dire che la vita così non va bene, e ci aiutano a guardare in modo diverso. A volte si pensa di affrontare la situazione da soli. A volte si pensa di affrontare il proprio malessere con qualcuno, qualcuno che tenga acceso un lume nel buio. Si decide di intraprendere un viaggio. E la terapia è un viaggio, la cui meta non è conosciuta all'inizio. Si sa dove si vorrebbe arrivare: stare bene. Quello che è importante ricordare è che la terapia non è una pillola magica, una soluzione immediata: si tratta di un processo di guarigione e di scoperta di sé anche doloroso, che, come tale, richiede tempo e partecipazione, da parte sia del paziente sia dello psicoterapeuta. Alla fine, però, il viaggio porta sempre a piccoli o grandi cambiamenti.